La divisione immobiliare regola la distribuzione di beni comuni tra più proprietari, un processo complesso soprattutto in assenza di accordo unanime.
L’atto di divisione è un documento legale che formalizza la separazione dei beni in comproprietà, riguardando beni mobili, immobili o diritti reali. Può essere consensuale o giudiziale, con l’obiettivo di garantire una distribuzione equa e prevenire conflitti futuri.
Nella divisione giudiziale, il tribunale nomina un consulente tecnico per valutare e proporre una divisione, che il giudice approva. Se non possibile, si procede con una vendita all’asta, distribuendo il ricavato tra gli eredi. I costi variano in base alla complessità, al valore dei beni e alla modalità della divisione.
Nella divisione consensuale, i costi includono gli onorari del notaio e, eventualmente, di un avvocato. Nella divisione giudiziale, i costi aumentano includendo spese legali, processuali e perizie tecniche.
La divisione di beni immobili richiede una valutazione accurata da parte di un perito, i cui costi dipendono dal valore e dal numero degli immobili e dalla complessità della valutazione. Inoltre, sono necessari i servizi di un notaio e il pagamento di imposte come quella di registro, ipotecaria e catastale, oltre a eventuali tasse ereditarie.
Una scrittura privata può formalizzare l’accordo di divisione, ma deve essere redatta e sottoscritta da tutte le parti coinvolte, includendo la descrizione degli immobili, i criteri di divisione, le quote e gli obblighi delle parti. Deve poi essere trascritta presso l’ufficio del catasto per aggiornare i registri immobiliari.
Un atto di divisione immobiliare può essere invalidato se non sottoscritto da tutti i comproprietari. La parte esclusa può impugnare l’atto entro cinque anni, richiedendone l’annullamento per dolo o rescissione. Un atto di divisione è nullo se non rispetta la forma scritta imposta dalla legge.