Le case di ringhiera rappresentano un elemento iconico dell’architettura popolare milanese e un pezzo significativo della storia urbanistica della città. Questi edifici, costruiti tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo (1880-1930), furono progettati per ospitare le classi lavoratrici durante l’industrializzazione di Milano, rispondendo alla crescente domanda di alloggi economici. Con una struttura semplice e funzionale, le case di ringhiera erano caratterizzate da cortili interni, ballatoi condivisi e spazi ridotti, con servizi comuni come bagni e cucine.
Nonostante le condizioni di vita fossero talvolta difficili, con problemi legati a igiene e sovraffollamento, queste abitazioni favorivano una forte socialità tra i residenti, che interagivano quotidianamente negli spazi comuni. Situate in diversi quartieri storici e periferici della città, come i Navigli e Porta Romana, molte case di ringhiera sono state recuperate e trasformate in abitazioni moderne, pur mantenendo il loro fascino storico.
Alcune di queste case sono diventate celebri per il loro legame con la letteratura e il cinema, come quelle di Via Paolo Sarpi, citata nel romanzo *Il giardino dei Finzi-Contini*, o quella di Via De Amicis, dove visse la poetessa Alda Merini. Durante il dopoguerra, molte di queste abitazioni furono abbandonate o convertite in edifici di lusso, ma dagli anni ’90, grazie a progetti di recupero, sono state rivalorizzate come simboli del passato operaio di Milano.
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